Nei primi anni settanta il teatro era in crisi profonda. Allora le sale si erano attrezzate per il cinema e la gente si era lentamente allontanata da questa forma d’arte. Io avevo già un po’ di esperienza teatrale maturata in seno all’oratorio negli anni cinquanta e sessanta e così mi misi d’accordo con Don Ambrogio Bosisio, responsabile dell’oratorio, per proporre qualche spettacolo. Ma cosa potevamo presentare alla gente per riportarla ad amare il teatro? Bisognava andare incontro alle persone, offrire loro uno spettacolo nel quale potersi riconoscere e soprattutto qualcosa che li facesse divertire. Così, con mia moglie Gianna, abbiamo deciso di ridare vita al dialetto, che in quegli anni era un po’ demonizzato. Mancavano però copioni capaci di interessare il pubblico e abbiamo quindi scelto di cimentarci noi. In scena abbiamo portato spaccati di vita quotidiana, situazioni comuni un po’ a tutti e rese brillanti e divertenti. Ha funzionato.

Rodolfo Bernasconi